In questi 2 mesi passati chiusi in casa, chi di noi è appassionato al mondo delle corse virtuali non ha potuto fare a meno di notare l’enorme boost che il simracing ha avuto, sfruttando principalmente fama e successo di chi il motorsport lo pratica nella vita di tutti i giorni.
Personalmente non ho mai passato così tanto tempo seduto alla postazione come in questi 2 mesi, ma non è di me che parlerò oggi.
Il nostro mondo senza dubbio è passato in primo piano anche in tv, con le avventure di Leclerc e Norris. Abbiamo visto creare improbabili campionati e gare su F1 2019 con condotte di gara che in qualunque community avrebbero comportato sanzioni anche pesanti, tagli di pista e destruction derby degni del peggior giochino arcade. Ma è spettacolo, lo fanno piloti veri, poco importa se mescolati a golfisti, atleti o calciatori che con il motorsport non c’entrano nulla. Per il divertimento comune si lascia perdere questi aspetti e si punta su una goliardia camuffata da semi-professionalità di chi queste gare le trasmette e le commenta.
Ma questo non è simracing, e lo pensiamo tutti. Ce lo facciamo andar bene perchè ci manca il motorsport non solo in sé, ci mancano anche i protagonisti.
E poi, moto d’orgoglio nostrano, e per nostrano intendo appartenente a noi simdrivers. Di solito siamo noi ad emulare i piloti veri nelle piste virtuali sparse in tutto il mondo, oggi accade il contrario. Sono i veri piloti che emulano noi simdrivers. Situazione temporanea, domani tutto tornerà come prima, ma per ora non possiamo che esserne orgogliosi. Oppure no?
No perchè se devo usare come pietra di paragone le gare di Leclerc&co mi vien da dire che sono semplici gamer famosi, fanno ciò che fanno con disinteresse, senza l’ossessione della simulazione a tutti i costi (e si è visto) e tutto questo va anche bene così. Non tutti capiscono come al solito che il nostro mondo non è proprio come lo vivono loro ma va bene così.
Se però utilizzo come pietra di paragone la gara del 2 maggio scorso a Indianapolis…. diciamo che mi vergogno del fatto che motorsport e simracing siano accostati così tanto in simili occasioni.
Nel settore tra simdrivers tanto interesse perchè viene usato un simulatore finalmente (e non il “giochino” ufficiale) e i piloti sono si vip, ma tra loro non ci sono calciatori, youtubers e gamers.
Vedere piloti veri su un simulatore vero è stato fantastico, ma vedere Pagenaud che volutamente butta fuori Norris perchè non può vincere lui la Indy 500 in quanto pilota di F1, Ferrucci che volutamente sperona avversari dimostrando di non aver imparato nulla di come abbia rovinato la sua carriera per gli stessi gesti, tutto questo è stato nel mio cervello una vera e propria marcia funebre alla credibilità percepita del nostro amato passatempo.
The show must go on sempre e comunque con qualunque mezzo, con soldi che sono circolati, e tanti, anche qui. Con aziende note di periferiche che hanno decuplicato il loro fatturato e la loro visibilità fornendo e “vestendo” i nostri beniamini con il top dell’hardware. E poco importa se altre aziende abbiano ignorato la chiamata al facile guadagno e alla certa visibilità preferendo spostare la loro produzione su valvole per respiratori scegliendo di salvare vite e non il loro business.
Mi viene in mente solo un pensiero conclusivo dopo aver sintetizzato (male) questi 2 mesi. Sarebbe meglio per il bene del simracing che i piloti veri tornino al più presto a fare i piloti veri, perchè il simracing non è mai stato e mai sarà un fenomeno di massa come si è voluto forzarlo ora. Il simracing è nicchia perchè è difficile e pochi sono disposti a farlo, la massa vuole correre senza perdere tempo. Mettere la massa nel simracing si traduce in quello che abbiamo visto, e non è stato un bello spettacolo.
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